
punto della situazione, approfondire delle questioni e fare delle riflessioni:
in questo modo si può essere più consapevoli di ciò che ci motiva e si è
raggiunto ed essere più lucidi nelle decisioni future. Partiamo dalle basi,
cos’è che mi spinge a partire ed aderire a progetti riabilitativi in Paesi in
via di Sviluppo?
essere mai arrivato a capire quella principale: ho sempre girato intorno ad una
circonferenza immaginaria di motivazioni senza mai avvicinarmi di molto al
centro. Quello che proverò a fare è appunto abbassarmi e ruotare quanto più
possibile intorno al “centro motivazionale”.
Damasio, famoso professore di neuroscienze, ne Il sé viene alla mente, riporta l’esempio di un verme, il Caenorhabditis elegans, che dotato di
solo 302 neuroni ha un particolare comportamento quando in natura si presenta
abbondanza o scarsità di cibo. Quando rileva una situazione di abbondanza
mangia in autonomia; nel caso in cui ci fosse penuria mangia insieme agli altri
componenti del gruppo. Questo verme non è dotato né di mente né di coscienza,
eppure, posto di fronte ad un problema risponde in modo cooperativo a
salvaguardia degli altri membri. Di esempi simili ce ne sono migliaia, eppure
questo colpisce particolarmente poiché è esemplificativo del fatto che ogni essere
vivente in natura ha volontà di sopravvivenza.
potermi avvicinare al centro
motivazionale. Questi casi tratti dal mondo naturale mostrano come la
volontà di sopravvivenza sia alla base di ogni singola cellula e sia presente dagli
albori della vita: partendo da questa volontà l’uomo ha avuto la possibilità di
avere vita. Ci sono dunque ora le basi per poter parlare di cooperazione ed
aiuto come ci mostra anche l’esempio di C.
elegans. Ripercorrendo le tappe della vita si intuisce come la voglia di
voler aiutare il prossimo sia una componente innata in natura e nell’essere
umano. Semplificando potremmo dire che grazie alla volontà di sopravvivenza si
è potuto sviluppare l’essere umano con i suoi sentimenti e categorie
intellettive superiori, che sono lo specchio della volontà di sopravvivenza
stessa. Queste si mostrano maggiormente in status di pace e prosperità e ci
hanno aiutato ad adattarci in ambienti diversi nel corso dei millenni.
settimane fa mi ritrovavo a fumare, a fine giornata, sul tetto di un convento che
ospita bambine con disabilità; quando mi chiedevo perché avevo scelto di
allontanarmi nuovamente dalla celeberrima zona
di comfort per mettere a disposizione di altri, in un Paese in via di
Sviluppo, le mie competenze fisioterapiche.
già avevo ascoltato e sviluppato precedentemente: arricchire le mie competenze in primis ed aiutare
persone con disabilità che non dispongono di trattamenti adeguati.
ha infatti portato un miglioramento delle mie capacità professionali e
relazionali, com’è facilmente intuibile; ma riuscire ad inquadrare la voglia di
aiutare gli altri in un discorso biologico/evoluzionistico non ha ridotto ad
una mera spiegazione pseudoscientifica questa motivazione, ma l’ha innalzata ad
un livello superiore. Infatti, porre come fondamento motivazionale una volontà
innata naturale non sminuisce la cosa, ma gli conferisce un’origine solida e
naturale da cui attingere quando le motivazioni oscillano nelle
difficoltà.
difficoltà, nel corso dell’ultimo progetto, ce ne sono state molte: rompere lo
stigma che rappresenta la disabilità e provare a modificare dei comportamenti
inserendo attività inusuali per una comunità non è facile, tutt’altro. Non si
può avere la presunzione di cambiare in poco tempo ciò che si è instaurato e
ripetuto nel corso di secoli, bisogna considerare anche che la fisioterapia è
una professione piuttosto giovane.
delle volte: sentivo come di voler aprire una cassaforte con una brugola. Si sa
che le cose facili non appagano alla lunga ed un altro strumento per spingermi
ad essere fedele a quella motivazione, che abbiamo appurato essere innata, mi è
stato servito dal filosofo e matematico Taleb con il concetto di antifragile.
proliferare ed accrescersi nelle avversità, in ambienti non stabili; concetto
che potrebbe essere confuso con la semplice crescita di competenze
professionali o non. Per come lo intendo io, quest’ultimo, non solo ingloba la
crescita di skills, ma va oltre: ritengo infatti che il carattere e la
personalità di un soggetto si sviluppino in base alle relazioni che
intratteniamo ogni giorno ed in base alle diverse realtà che viviamo. In
quest’ottica aderire ad un progetto riabilitativo, in particolare in India, non
solo mi ha permesso di essere fedele ad una motivazione innata che ci spinge ad
essere altruisti ed empatici, ma mi ha permesso di sviluppare più competenze e,
soprattutto, mi ha permesso di conoscere meglio me stesso. Solo immergendomi in
relazioni ed esperienze che hanno delle modalità per me inedite, ho potuto
conoscere lati del mio carattere e desideri che sarebbero rimasti altrimenti
non manifesti; allo stesso modo ho potuto ricredermi su concetti che per me
erano strutturati.
sempre di più, in modo più o meno consapevole, a quella che Socrate definiva eudemonia, a conoscere il proprio demone, inteso come spirito guida o
vocazione. Ecco che vivere 5 mesi in un convento con 60 bambine con diversi
tipi di disabilità diventa un modo per scoprire più lati di me stesso, per
allargare sempre più il ventaglio di scelte, per riflettere su credenze con cui
si è cresciuti, per conoscerne altre; ecco come questa esperienza può diventare
un modo per fare davvero ciò per cui si è portati ed esprimere la propria
opinione nel caos che sembra la vita.